SAN TOMMASO D’AQUINO: UNA MODERNITA’ DA RIVEDERE…
Visto il crescente interesse accademico per le soluzioni metafisiche ed epistemologiche di San Tommaso d'Aquino applicabili a molteplici problemi sollevati dalle scoperte scientifiche degli ultimi due secoli, nonché il caldo invito di numerosi documenti magisteriali a riproporre nei luoghi di cultura lo stesso santo come maestro di metodo nella riflessione filosofica (per es. Aeterni Patris, Fides et Ratio, Gravissimum Educationis), si traccia qui in modo schematico un quadro dell’estrema attualità del pensiero di Tommaso. E’ auspicabile l’organizzazione di incontri a carattere pubblico per presentare a grandi linee le soluzioni di ispirazione tomista ai seguenti argomenti che non trovano soluzione consistente nell’ambito del pensiero moderno e contemporaneo, causa la perdita del realismo filosofico:
La necessità del recupero di una filosofia realista dove il trascendentale, ovvero il fondamento di ogni conoscenza, sia l’ente. In logica dei predicati contemporanea si dimostra, ad esempio, come il modello dell’aritmetica di Peano è INTESO, non semplicemente costruito dall’uomo (come vorrebbero tutte quelle impostazioni che escludono quella che la Fides chiama “filosofia implicita”, ovvero le conoscenze del senso comune: conoscenza primaria e fondante di ogni sapere sistematico deve essere l’ente nella sua analogicità). In altre parole la mente umana, come si mostra nella stessa logica dei predicati, è costretta a semantizzare, vale a dire a riconoscere ciò che c’è di vero in un modello e non semplicemente a costruirlo (come pretenderebbero tutte le filosofie di derivazione, diretta o indiretta, ad esempio cartesiano-kantiana). La mente umana non è un semplice elaboratore di informazioni, ma COSTITUISCE il simbolo logico attraverso un’operazione di semantizzazione (nell’uomo ciò si traduce, in particolare, nella doppia operazione dell’intelletto agente e possibile così come è illustrato da Tommaso: astrazione del concetto universale e “conversio” ai dati sensoriali).
Nella modernità le uniche posizioni antropologiche sono state quelle del dualismo (anima e corpo sostanze separate ed interagenti) e del monismo (spiritualista o materialista) psicofisici. Entrambe hanno preso le mosse dalla riduzione del concetto di causa a semplice “azione causale” (causa materiale e causa agente, nel linguaggio aristotelico), abbandonando completamente il concetto dell’aristotelica causa formale. La causa di questo abbandono è da rintracciarsi alle radici dell’epoca moderna. In Fisica ci fu l’assolutizzazione delle leggi di Newton, in Matematica l’assolutizzazione del metodo ipotetico-deduttivo di dimostrazione: tali assolutizzazioni portarono a uno sviluppo,
nelle scienze, della meccanica razionale e della termodinamica su base statistica: in tali scienze l’informazione è tutta contenuta nelle cause iniziali (la causa formale non “servirebbe” più); qui si potrebbero fare esempi pratici di quanto è comunemente noto dallo studio, anche solo scolastico, della Fisica;
nella Filosofia, ovviamente del meccanicismo e del determinismo metafisici; l’esito idealista sembra nascere come reazione, ma in realtà ha la stessa matrice originaria (problemi di autorefenzialità dei sistemi filosofici che pretendono di essere completi e senza presupposti aletici).
in Biologia la stessa impostazione portò al darwinismo, dove la “novità” sarebbe tutta attribuibile al “caso”, ma in realtà, ad una semplice analisi dei principi darwiniani, è già contenuta nelle cause iniziali; il caso non ha, nell'impostazione darwinista, la capacità di costituire la novità, ma solo di scegliere tra alternative prestabilite.
La Psicologia, sviluppatasi nel terreno del positivismo, ebbe inizialmente come unico filone quello del comportamentismo, ovvero ad ogni sensazione è biunivocamente associato uno stato fisico e/o mentale; i danni peggiori in questo senso sono avvenuti nell’interpretazione della mente umana come emergente (monismo) dal funzionamento della materia (anima come “epifenomeno” della materia, come si esprime Giov. Paolo II), interpretazione oggi diffusa a livello di massa.
In Epistemologia ci fu lo sviluppo del solo metodo deduttivo. Il metodo induttivo fu solo sviluppato in senso statistico (si veda la moderna Teoria dell’informazione, pane quotidiano di Ingegneri, Fisici, Matematici). Così abbiamo un Popper che come Fisico non sa se logicamente è possibile costituire gli assiomi delle teorie.
In questa impostazione la metafisica ha ovviamente gradualmente perso il suo carattere di scienza dimostrativa ed apodittica per ridursi ad una fenomenologia dove il fondamento è l’autocoscienza (che corrisponde soltanto alla “seconda riflessione” dell’impostazione consistente di San Tommaso) e, in definitiva, la volontà (volontarismo etico, relativismo). Un’etica filosofica dove non esiste il concetto di “causa formale e finale” sarà sempre basata non più su un fine intenzionale, ma su un volontarismo formalmente equivalente al caso (cfr la critica di Hume).
I testi di San Tommaso (non solo la Summa, che purtroppo è spesso l’unica citata e che non presenta sempre in modo completo il pensiero del suo autore), pur risalendo a 750 anni fa, sviluppano la Filosofia seguendo la corretta impostazione realista e suggeriscono le soluzioni a praticamente tutti i problemi citati. Le sue soluzioni sono ricavate per via metafisica partendo dall’ente e dalla sua analogicità. In particolare, in alcuni testi, Tommaso, per via metafisica, riconosce che in natura esistono non solo fenomeni predicibili nel loro comportamento a partire dalle sole cause iniziali (ad esempio i sistemi meccanici e termodinamici della modernità), ma anche e soprattutto fenomeni non predicibili da tali cause poiché la forma degli enti interessati è inerente e conoscibile solo DOPO che il fenomeno si sia evoluto. Insomma, la causa formale è necessaria per non cadere in contraddizione metafisica. L’applicazione alla Fisica, alla Logica, alla Biologia Teorica, all’Epistemologia, alla Psicologia e alla stessa Teologia Filosofica contemporanee sono innumerevoli:
in Fisica, la scoperta recente dei sistemi complessi, ovvero sistemi non lineari dissipativi, non integrabili (per esempio qualunque sistema vivente), rende necessario reintrodurre il concetto di causa formale-finale come qualcosa di emergente (di “edotto”, direbbe S. Alberto Magno) dalla potenzialità del sostrato materiale precedente. L’evoluzione temporale dei sistemi complessi non è predicibile: GENERANO INFORMAZIONE.
Poiché, come detto, i sistemi complessi generano informazione, si rende necessario cancellare completamente l’approccio neodarwinista all’evoluzione dei viventi, tutto basato sulla meccanica statistica dove l’apriori è la regola. Urge una biologia teorica che sappia dialogare con la metafisica (il concetto di vita è un concetto innanzitutto filosofico: il vivente è colui che è capace di azioni immanenti). Anche l’approccio creazionista odierno (dove Dio creerebbe solo la prima gallina e poi lascerebbe il resto alle cause seconde) soffre di difetti teoretici (senza voler togliere nulla all’onnipotenza divina che può fare ciò che vuole). In Tommaso, invece, il divenire (= l’evoluzione) è addirittura utilizzato nelle sue dimostrazioni metafisiche dell’esistenza di Dio, coerenti formalmente (anche se alcuni autori leggono solo la Summa, dove Tommaso riassume solo brevemente le sue prove): evoluzione e creazione si svolgono su piani distinti in Tommaso, la prima su un piano orizzontale, l’altra su un piano verticale. La creazione è la relazione che TUTTI gli enti hanno con Dio (e non solo la prima gallina!).
In Logica, Tommaso non riduce tutto alla deduzione e all’induzione statistica. Anzi, il fondamento di ogni conoscenza (e quindi anche della costituzione degli assiomi delle teorie, ciò che Popper non contemplava) è l’induzione costitutiva (cfr. Basti), che avviene costituendo l’universale (uno-di-uno) che permette la possibilità della conoscenza nell’uomo. L’esatto contrario, insomma, di ciò che ha sviluppato Kant, il quale, per difendere l’assolutezza e l’universalità delle leggi di Newton e della Geometria euclidea (assolutezza rinnegata dalle anche dalle scoperte contemporanee), si inventa i giudizi sintetici a priori e tutto l’apparato categoriale per giustificarli. Tale impostazione, purtroppo, ha avuto i suoi epigoni negli psicologi e sociologi contemporanei, totalmente ignari di una solida psicologia razionale sviluppata nel medioevo (prendendo un libro di psicologia contemporaneo, rarissimamente si trova il termine “volontà”, poiché fa parte del lessico spirituale di matrice cristiana; si troveranno piuttosto i termini “motivazione”, “impulso”, “bisogno”…). Si tenga presente che anche la fenomenologia, da cui poi è partito il filone esistenzialista, ha originariamente preso le mosse da idee medievali (Husserl studiò con Brentano, ex sacerdote cattolico), anche se la riduzione all’autocoscienza, vizio della modernità, non sempre ha portato a buoni esiti la ricerca, a parte delle eccezioni di filosofi che hanno saputo tenere separate le due riflessioni dell’intelletto precisate da Tommaso (coscienza simultanea all’operazione intellettiva, ed autocoscienza come analisi dei propri atti cognitivi passati), e mantenuto la filosofia al livello di un sapere sistematico e rigoroso.
Anche in cosmologia è necessario riprendere in mano i concetti di “ordine”, di “tutto”, di “tempo” ecc… sviluppati da Tommaso in modo perfettamente coerente con le scoperte contemporanee.
A fronte delle uniche posizioni antropologiche della modernità, dualismo e monismo psicofisici, di cui si è parlato, la posizione di Tommaso è quella di un’antropologia DUALE, dove anima e corpo non sono due enti distinti ed interagenti (dualismo), ma l’anima è FORMA sostanziale e sussistente del corpo. “Sussistente” nel senso che pur essendo forma sostanziale di un corpo, ha l’essere per sé (e quindi sussiste indipendentemente dopo la separazione dal corpo), poiché, come abbiamo mostrato all’inizio, compie operazioni metalogiche indipendenti dal corpo: tecnicamente si dice che il corpo non è organo dell’anima, ma il suo referente, ovvero il suo oggetto. L’anima non compie azioni causali sul corpo come vorrebbe il dualismo (Cartesio…), ma è SOLO causa formale (per l’uomo anche spirituale, cioè, ripetiamo, capace appunto di operazioni aventi il corpo solo come referente e non come organo). Si badi bene che in Tommaso l'anima, pur essendo sussistente, non è sostanza nello stesso senso in cui lo è la persona: infatti l'anima non è completa nella sua natura, poiché ha naturalmente bisogno del corpo come referente (e non come organo, lo ripetiamo), per compiere le sue operazioni. Infine, e questa è una grossa novità della contemporaneità, la scoperta in Fisica dei sistemi complessi (vedi sopra), e l’aver notato come il cervello in realtà è un sistema complesso impredicibile, porta a dire che l’intenzionalità oggi ha delle basi addirittura neurofisiologiche.
Insomma, una modernità da rivedere un pochino… che giustifica l’attività della nostra associazione.